Il Grand Appartement du Roi rappresenta una delle parti più belle e interessanti dello château della reggia di Versailles, assieme: al Grand Appartement de la Reine, alla Galerie des Glaces (la famosa Galleria degli Specchi) e alla Galerie des Batailles.
L’immagine in evidenza mostra il salone d’Ercole
La foto è stata scattata da Jorge Láscar
ed è stata utilizzata nel rispetto di questa licenza
Col nome di Grand Appartement du Roi viene identificata un’infilata di saloni, inizialmente destinata all’uso esclusivo di Luigi XIV (per esempio, è qui che dal 1673 al 1682 si trovava la camera da letto del re) e che, in seguito allo spostamento della corte a Versailles (1682), ha svolto un ruolo di rappresentanza verso gli affari di Stato e la corte stessa (soirées d’appartement).
Pillole di storia
Dallo château vieux allo château neuf
La storia dello château, il palazzo reale della reggia di Versailles, inizia col padre del re Sole, Luigi XIII, che nel 1624 fece costruire una piccola e amena residenza di caccia per allontanarsi dalle responsabilità reali.
Col passar degli anni questa residenza assunse maggiore importanza e con essa fu necessario conferirle la dignità regale che meritava. La residenza venne ampliata nel 1634 e le facciate esterne vennero decorate con gli stessi materiali utilizzati per place des Vosges, inaugurata vent’anni prima in occasione delle nozze con Anna d’Austria.
Con questo ampliamento la residenza assunse la conformazione che in seguito sarà chiamata “chateau vieux” (castello vecchio), per distinguerlo da quello “nuovo” che il re Sole farà realizzare.
Alla prematura scomparsa di Luigi XIII (1643) corrispose una lunga fase di oblio che terminò solo intorno al 1660 quando Luigi XIV prese in mano la gestione della reggia. Furono anni molto importanti nella vita del poco più che ventenne re:
- nel 1660 sposò Maria Teresa d’Austria, l’infanta di Spagna, e dalla loro unione nacque Luigi di Francia (1661), il Gran Delfino (che non salirà mai sul trono)
- dopo la morte del cardinal Mazzarino (1661), allora primo ministro, assunse da solo il controllo del governo
La presa del potere assoluto, e l’allargamento della famiglia, richiesero una sede che fosse all’altezza delle ambizioni reali e che potesse accogliere la corte e il governo del regno. Per questa ragione, nei successivi 50 anni, vennero varate diverse campagne di ampliamento:
1664 – 1668: come mostrato nell’immagine qui sopra, di fronte al “vecchio castello” di Luigi XIII vennero realizzate due ali (le “antenate” del pavillon Dufour e dell’aile Gabriel) destinate ad ospitare l’apparato statale.
1669 – 1672: in questo periodo venne costruito il cosiddetto “enveloppe”, il “castello nuovo”, la struttura all’interno della quale verranno realizzati i Grands Appartements (gli appartamenti del re e della regina) prima e la Galleria degli Specchi poi.
1678 – 1684: in questi anni lo chateau assunse l’aspetto attuale con la realizzazione: della Galleria degli Specchi, le Ali Sud e Nord, lo scalone degli Ambasciatori, la scala della Regina e le Ali dei Ministri.
1699 – 1710: venne costruita la Chapelle Royale dove si sposeranno Maria Antonietta e Luigi XVI nel 1770.
In questo bellissimo video è possibile vedere l’evoluzione della reggia di Versailles da Luigi XIII fino alla Rivoluzione.
L’enveloppe
Nel 1661 Luigi XIV affidò a Louis Le Vau, suo “primo architetto”, l’incarico di ampliare lo château. A lui si devono le prime due campagne di ampliamento, di cui la seconda rivoluzionò completamente l’aspetto dello château.
Preso atto della volontà regale di conservare lo “château vieux” di Luigi XIII, si decise di “farlo avvolgere” da tre ali lungo i lati Nord, Sud e Ovest, come mostrato nell’immagine qui sopra. La struttura, denominata “chateau neuf”, venne realizzata in pietra ed era chiaramente ispirata ai grandi palazzi italiani, considerando anche il fatto che gli appartamenti reali vennero posizionati al primo piano, il cosiddetto piano nobile.
Le nuove ali accolsero il Grand Appartement du Roi (a Nord, in giallo nell’immagine qui sopra) e il Grand Appartement de la Reine (a Sud, in rosso), simmetrici rispetto l’asse dello château. I Grands Appartements erano separati da una terrazza che consentiva di godersi la vista sui giardini realizzati da André Le Nôtre:
Il Grand Appartement du Roi di Le Vau
(con riferimento alla planimetria in figura 1)
Le Vau realizzò un’infilata di sette saloni che, nelle intenzioni originarie, dovevano essere di pertinenza del re. A ciascuna di queste sale venne associato un pianeta e la corrispondente divinità romana, basandosi sul seguente schema eliocentrico:
- a: salone di Diana, dedicato alla dea della caccia (grande passione di Luigi XIV) e alla Luna
- b: salone di Marte, dedicato al dio della guerra (il re passerà in guerra 32 anni su 72 complessivi di regno)
- c: salone di Mercurio, dedicato al dio del commercio e, in qualità di messaggero degli dei, protettore degli ambasciatori
- d: salone di Apollo, il dio del Sole e delle arti. Questa sala fungeva da camera da letto del re
- e: salone di Giove
- f: salone di Saturno
- g: salone di Venere, la dea della bellezza e dell’amore. Questa sala, l’ultima dell’infilata, affacciava sulla terrazza
Le Vau morì nel 1670 non potendo veder completata la sua creazione (1672).
La sua “visione” del Gran Appartement gli sopravvisse poco di più perché i saloni, grazie anche alla magnificenza delle decorazioni realizzate direttamente, o sotto la sua supervisione, da Charles Le Brun, assunsero piuttosto rapidamente un ruolo di “rappresentanza” per gli affari di stato e lo svago della corte, grazie alle cosiddette “soirées d’appartement”.
Le successive modifiche del Grand Appartement du Roi
La realizzazione della Galleria degli Specchi, ad opera di Jules Hardouin Mansart, rivoluzionò la configurazione degli spazi del primo piano dello château neuf perché richiese:
- la copertura della terrazza che dava sui giardini
- l’eliminazione degli ultimi due saloni dei Grands Appartements
Nel caso specifico del Grand Appartement du Roi i saloni passarono da 7 a 5:
- il salone di Giove venne trasformato in salone della Guerra (venendo escluso dal Grand Appartement du Roi)
- i saloni di Saturno e Venere vennero accorpati nella Galleria
- il salone di Venere venne riposizionato all’inizio dell’infilata (individuato dalla lettera “a” nella figura 2), a fianco del salone di Diana (lettera “b”)
Luigi XV, il pronipote del re Sole, aggiunse al Grand Appartement du Roi:
- il salone d’Ercole (lettera a, figura 3), una della sale più belle e grandi dello château
- il salone dell’Abbondanza (lettera b, figura 3) che precedentemente serviva da vestibolo al gabinetto delle curiosità e delle rarità
Con queste aggiunte il Grand Appartement du Roi assunse l’aspetto che possiamo ammirare ora: a) salone di Ercole; b) salone dell’Abbondanza; c) salone di Venere; d) salone di Diana; e) salone di Marte; f) salone di Mercurio; g) salone di Apollo.
Le soirées d’appartement
L’etichetta a Versailles era estremamente rigorosa, così come la scala gerarchica. I contatti fra il re, i nobili e gli altri cortigiani venivano strettamente regolati, per questa ragione, i momenti di “libertà” rappresentavano la possibilità di mettersi in mostra e scalare la piramide sociale.
Alcuni di questi momenti venivano assicurati durante le cosiddette “soirées d’appartement”, delle serate organizzate per intrattenere la corte e che si tenevano nei saloni del Grand Appartement du Roi, almeno tre volte a settimana dal mese di ottobre fino a Pasqua, dalle 19:00 fino alle 22:00.
Ciascun salone svolgeva un ruolo preciso:
- il salone d’Ercole veniva utilizzato per ricevimenti
- i saloni dell’Abbondanza e di Venere erano dedicati al rinfresco
- il salone di Diana ospitava un tavolo da biliardo, gioco molto caro al re
- il salone di Marte fungeva da sala da ballo
- il salone di Mercurio era dedicato al gioco delle carte
- il salone di Apollo, la sala del trono, era la sala della musica
Come raggiungere il Grand Appartement du Roi?
Il Grand Appartement du Roi si trova al primo piano del corpo centrale. Per raggiungerlo è necessario seguire il percorso di visita dei Grands Appartements e della Galerie des Glaces (la Galleria degli Specchi).
Entrati nella cour Royale, la visita inizia accedendo all’aile Gabriel, attraverso l’ingresso dell’ala Nord, dall’altro lato della corte.
Seguendo il percorso canonico si passa in sequenza:
- di fronte alla Chapelle Royale, visitabile all’interno solo tramite visita guidata o durante uno dei tanti spettacoli che vi vengono organizzati. Ad ogni modo si può ammirare da “fuori”, dal cosiddetto “vestibolo basso della cappella”, il suo ingresso al pian terreno
- attraverso la “Galerie de l’histoire du château”, una serie di sale che raccontano la storia e l’evoluzione dello château. Alla fine di questa galerie si trova l’escalier Questel, una scala che consente di salire al primo piano e visitare:
- le “sale di Luigi XIV”, un’altra serie di piccole sale dedicate alla vita del re Sole e a chi gli stava attorno. Molto bello il dipinto di Luigi XIV da bambino
NOTA: non è detto che queste due gallerie siano sempre aperte contemporaneamente (misteri di Versailles), l’alternativa proposta è quella di passare per le belle, e ricche di sculture: “galerie de pierre basse”, al pian terreno, e “galerie de pierre haut” al primo piano.
In entrambi i casi si arriva nel salon de la Chapelle, uno snodo importante dello château perché è attraverso questa sala che:
- i reali raggiungevano la tribuna della Cappella da cui assistevano alle funzioni religiose
- si passava per andare verso l’ala Nord dello château
- si accedeva al Grand Appartement du Roi tramite il salone d’Ercole
Salone d’Ercole
Il salone d’Ercole, il più grande dello château, è la prima sala del Grand Appartement du Roi, ma non è stato sempre così.
Fino alla costruzione dell’attuale Cappella Reale (nel 1710), il salone costituiva la tribuna da cui la famiglia reale assisteva alle funzioni religiose all’interno dell’allora Cappella, la quarta e penultima in ordine temporale (1682 – 1710) della reggia di Versailles.
Date le sue dimensioni, il salone venne utilizzato ricevimenti, laddove il salone di Marte fosse troppo piccolo e la Galleria degli Specchi troppo grande.
Decorazione
La decorazione del salone si svolse in due fasi, separate dalla morte di Luigi XIV: la prima (1712 – 1715) affidata a Robert de Cotte (il progettista della Chapelle Royale), la seconda (1725 – 1736) affidata da Luigi XV all’architetto Jacques Gabriel.
Il salone, riccamente adornato con marmi di differenti colori, è uno dei più affascinanti dello château, grazie anche a due quadri di Paolo Veronese (lo stesso delle “Nozze di Cana” che si trova di fronte la Gioconda) e allo splendido affresco che ricopre il soffitto:
“Rebecca al pozzo”, posizionato sopra il camino. Nel dipinto viene mostrato l’incontro fra Rebecca, una giovane donna che ha il compito di trasportare l’acqua fino a casa sua, ed Eliezer, a cui Abramo ha affidato l’incarico di trovare una moglie per suo figlio Isacco. Rebecca si offre di dissetare Eliezer e il resto della carovana, e in seguito accetterà la proposta dell’anziano uomo.
“Cena in casa di Simone“ (1570 – 1572), offerto dal doge di Venezia al re Sole nel 1664. Nel grande quadro viene mostrato un banchetto in cui Gesù è circondato da una serie di figure religiose e laiche, queste ultime rappresentate da contemporanei veneziani. Il pittore, nel 1573, comparì di fronte al tribunale del Sant’Uffizio di Venezia, l‘Inquisizione, per aver dipinto una Ultima Cena (Cena nella casa di Levi) troppo “innovativa”, a causa della presenza di personaggi “poco consoni” alla figura del redentore.
“L’apoteosi di Ercole” (1733 – 1736) un enorme affresco, dipinto da François Lemoyne, che ricopre l’intero soffitto della sala. Ercole, avvelenato inconsapevolmente dalla moglie, per smettere di soffrire, decide di togliersi la vita (anche perché nessuno poteva ucciderlo). Giove, vista la sofferenza del figlio, lo fa ascendere all’Olimpo sul suo carro. Lemoyne riproduce questo momento, con l’eroe accolto da circa 140 figure mitologiche. L’opera, una delle più belle del suo tempo, gli valse il titolo di “Primo Pittore del Re”. Purtroppo Lemoyne, rimasto vedovo nel 1730, sfinito dal lavoro e dagli intrighi di palazzo, si tolse la vita nel 1737, singolare analogia con Ercole stesso.
Salon de l’Abondance
La grandezza di questo salone (circa 57 mq) tradisce il fatto che non facesse parte del progetto originario di Louis Le Vau. Difatti, durante il regno di Luigi XIV fungeva da vestibolo: al gabinetto delle curiosità e delle rarità, e alla tribuna della quarta cappella (1682 – 1710).
Il salone venne incluso nel Grand Appartement du Roi da Luigi XV e durante le soirées d’appartement vi veniva servito un rinfresco di bevande calde e fredde.
Decorazione
Appesi alle pareti della sala si trovano quattro dipinti che ritraggono in successione, da sinistra a destra (immagini A & B):
- Filippo V di Spagna, nipote di Luigi XIV che, divenuto re di Spagna nel 1700, diede vita alla casata dei Borbone di Spagna, attualmente ancora sul trono
- Luigi, il Gran Delfino, figlio primogenito del re Sole che morì prima di potergli succedere sul trono di Francia
- Luigi duca di Borgogna, nipote di Luigi XIV e Gran Delfino di Francia alla morte del padre. Anche lui non sopravvisse al re Sole, difatti fu suo figlio a succedergli sul trono
- Luigi XV, il pronipote di Luigi XIV, divenuto re alla morte del bisnonno
Sulla volta, il pittore René Antoine Houasse, dipinse “la Magnificence royale, de l’Immortalité et du Progrès dans les Beaux-Arts“, in cui si allude alla magnificenza di Luigi XIV esaltata dalla presenza di oggetti preziosi (dipinti sul parapetto) che realmente facevano parte della collezione privata del re, nell’adiacente gabinetto delle curiosità.
Salon de Venus
Il salone di Venere, nella prima versione del Grand Appartement du Roi, era l’ultimo in ordine di percorrenza dell’infilata voluta da Le Vau e dava accesso alla terrazza dell’enveloppe. Successivamente, in seguito alla costruzione della Galleria degli Specchi, venne “spostato” all’inizio del Grand Appartement per assumere la funzione di:
- ingresso dal piano terra, assieme al salone di Diana, tramite il monumentale scalone degli Ambasciatori, una scalinata utilizzata per le udienze diplomatiche e fatta distruggere da Luigi XV nel 1752
- passaggio verso la quarta Cappella Reale, le cui tribune reali si trovavano nell’attuale salone d’Ercole
Il salone di Venere, grande quasi 100 mq, venne utilizzato come sala per banchetti durante le soirées d’appartement e le occasioni ufficiali.
Decorazione
La ricca decorazione in stile barocco del salone lo rendono uno dei più belli dello château che, come dice il sito ufficiale, vede dialogare architettura, scultura e pittura, in un gioco di realtà e finzione (tramite dei trompe-l’œil).
La statua di Luigi XIV, scolpito da Jean Varin nelle vesti di un imperatore romano, fa sfoggio di sé in una nicchia del salone. L’equipaggiamento del re, raffigurato in giovane età, presenta un elmo a forma di testa di leone e uno scudo con la testa della Medusa.
Sul soffitto la scena viene dominata da “Venere assoggetta alla propria volontà le divinità e i poteri“ di René Antoine Houasse. Le tre Grazie incoronano la testa della dea con una ghirlanda di fiori mentre ai suoi piedi si trovano: Marte, Vulcano, Bacco, Giove e Nettuno.
Sulle lunette laterali si trovano delle scene storiche che alludono a degli eventi legati alla vita di Luigi XIV:
- dal lato del salone dell’Abbondanza: “Augusto presiede ai giochi del circo”, che richiama i giochi del Grand Carrousel in onore della nascita del Delfino di Francia
- dal lato del salone di Diana: “Alessandro sposa Rossane”, che allude al matrimonio del re Sole con Maria Teresa d’Austria
- dal lato delle finestre: “Ciro si arma per soccorrere una principessa”, che richiama i motivi scatenanti la guerra di Devoluzione con la Spagna
- sopra la statua: “Nabuccodonosor e Semiramide fanno realizzare i giardini di Babilonia”, che allude alla realizzazione dei giardini di Versailles
Sono presenti anche quattro trompe-l’œil dipinti da Jacques Rousseau:
- due prospettive (A & B) celate dietro delle finte colonne ioniche che richiamano quelle reali del salone
- quelli di Meleagro e Atalanta, due degli Argonauti, le cui storie sono molto interessanti:
Meleagro uccise il Cinghiale calidonio, essendo innamorato di Atalanta le regalò la pelle della bestia visto che era stata lei la prima a ferirlo. Questo dono provocò l’invidia dei suoi zii che le sottrassero il regalo. Meleagro, in preda all’ira, uccise i suoi zii. Questo scontro portò alla guerra e alla morte dell’eroe.
Ad Atalanta, abile nella caccia e nella corsa, era stato predetto che nel caso si fosse sposata avrebbe perso le sue doti. Per accontentare il padre che la voleva maritata, acconsentì solo se fosse stata sconfitta in una gara di corsa, pena la morte dello sfidante. Uno dei suoi corteggiatori, Melanione, chiese aiuto ad Artemide (dea dell’amore) che gli diede tre pomi d’oro che avrebbe dovuto far cadere uno alla volta durante la gara. Atalanta, attardata dalla raccolta dei pomi, perse la gara e così fu costretta a rispettare i patti.
Salon de Diane
Nell’intento originario di Louis Le Vau, il salone di Diana (grande circa 90 mq) doveva fungere da ingresso del Grand Appartement du Roi tramite il monumentale scalone degli Ambasciatori, distrutto da Luigi XV nel 1752.
Durante le soirées d’appartement, le serate organizzate per intrattenere la corte, la sala era dedicata al biliardo, uno dei giochi preferiti di Luigi XIV.
Chi era Diana? O Artemide per gli antichi greci? Era la dea protettrice: della caccia (altra grande passione del re), della navigazione e della Luna (in contrapposizione col gemello Apollo, dio del Sole).
Decorazione
Attualmente nel salone sono presenti diversi busti di epoca romana (lasciati in eredità al re da parte del cardinal Mazzarino) e uno che ritrae Luigi XIV (allora ventisettenne, nel 1665) realizzato da Gian Lorenzo Bernini. L’artista, allora sessantasettenne, venne chiamato a Parigi per la ristrutturazione del Louvre, esperienza che non portò a nessun risultato pratico se non il busto del re.
Nel medaglione centrale del soffitto si trova il dipinto di Louis Gabriel Blanchard: “Diana sul suo carro presiede alla navigazione e alla caccia” (1680). La dea si muove sul suo carro, sullo sfondo della Luna, circondata dalle allegorie delle Ore notturne e del mattino.
Nelle lunette laterali vengono mostrati eventi storico – mitologici avvenuti sotto il patronato della dea, sempre però in allusione a Luigi XIV (come la sua passione per la caccia, lo sviluppo della marina mercatile e la formazione delle Compagnie commerciali):
- dal lato delle finestre: “Alessandro Magno caccia il leone”, di Charles de La Fosse
- dal lato del salone di Venere: “Ciro caccia il cinghiale”, di Claude Audran il Giovane
- sopra il busto: “Giulio Cesare fonda la colonia romana di Cartagine” di Claude Audran il Giovane
- dal lato del camino: “Giasone e gli Argonauti”, di Charles de La Fosse
Nella sala si trovano anche due quadri: “Diana e Endimione” (sul lato del salone di Venere) di Louis Gabriel Blanchard e “Il sacrificio di Ifigenia” (sul lato opposto) di Charles de La Fosse.
Selene (Diana nella mitologia romana), osserva il suo innamorato Endimione mentre dorme di un sonno eterno che gli conferisce l’eterna giovinezza.
Ifigenia è una delle figlie di Agamennone, il capo della spedizione achea nella guerra di Trioia, e di Clitennestra. Il re, durante una battuta di caccia, uccide una cerva sacra alla dea Afrodite (la Diana romana) e si fa vanto della sua bravura, che sarebbe addirittura superiore a quella della dea stessa. Questa, adirata, si vendica non consentendo la partenza delle navi della spedizione, a meno che il re non sacrifichi Ifigenia. Agamennone accetta e convince, con l’inganno, la figlia a recarsi sul luogo del sacrificio. La giovane donna, una volta rivelato l’inganno, accetta il suo destino per il bene della spedizione. Nel momento decisivo del sacrificio la dea salva Ifigenia mettendo al suo posto una cerva, come viene ritratto nel dipinto.
Salon de Mars
Questo salone, nella prima versione del Grand Appartement du Roi, era destinato al corpo delle Guardie (da questo l’associazione con il pianeta e il dio della guerra) che aveva il compito di presiedere all’anticamera (salone di Mercurio) e alla camera da letto del re (salone di Apollo). Con le successive modifiche assunse un nuovo ruolo, quello di sala da ballo durante le soirées d’appartement, le serate organizzate per intrattenere la corte.
Decorazione
Il soffitto, sostenuto da una cornice decorata da diversi tipi di elmi, ha al suo centro un dipinto di Claude Audran il Giovane: “Marte sopra un carro tirato da lupi”. Ai suoi lati, si trovano:
- “La Vittoria sostenuta da Ercole e accompagnata dall’Abbondanza, dalla Felicità e dalla Pace” di Jean Jouvenet
- “Il Terrore, la Furia e la Collera s’impadroniscono delle potenze della terra” di René Antoine Houasse
Le pareti del salone sono decorate con diversi dipinti:
- “Maria Leczinska, regina di Francia (1703 – 1768)”, sul lato comune con il salone di Diana, e “Luigi XV, re di Francia (1710 – 1174)“, sul lato comune col salone di Mercurio, entrambi dipinti da Charles André van Loo.
Maria (dipinta con un ampio abito da cerimonia) e Luigi XV (mentre si prepara per cavalcare in una scena della campagna di Fiandre che occupò durante la guerra di successione austriaca), idealmente, si guardano dai lati opposti del salone. I due si sposarono quando il re aveva solo 15 anni e la regina 7 di più. Dalla loro unione nacquero 10 figli, fra cui Luigi Ferdinando, Delfino di Francia e padre dei futuri Luigi XVI (in carica dal 1774 al 1792), Luigi XVIII (1814 – 1815 – 1824) e Carlo X (1824 – 1830).
Sul lato lungo del salone si trovano:
- “La famiglia di Dario ai piedi d’Alessandro” (1660, alla destra del camino) di Charles Le Brun
Alessandro Magno, dopo la vittoriosa battaglia di Isso, riuscì a catturare la famiglia di Dario III, l’ultimo imperatore persiano. Al momento dell’incontro con Alessandro, la madre di Dario si gettò ai piedi di Efestione (generale, amico d’infanzia e confidente di Alessandro) credendolo il condottiero macedone. Alessandro (vestito in rosso), per superare l’imbarazzo generato dalla situazione, affermò che non si era sbagliata perché “entrambi erano Alessandro”.
- “La Gloria di Luigi XIV che trionfa sul Tempo” (sopra il camino) di Baldassarre Franceschini detto il Volterrano
Il dipinto è un’allegoria in cui la Fama di Luigi XIV porta l’iscrizione “Ludovicus XIV victor immortalis” al Tempio della Gloria mentre, il Termpo, ostacolato da alcuni putti, non può nulla.
- “I pellegrini di Emmaus” (1550 circa, alla sinistra del camino) di Paolo Calieri detto il Veronese
Questo dipinto mostra l’apparizione di Gesù resuscitato a due suoi apostoli che lo riconoscono per come alza gli occhi al momento di benedire il pane. Il pittore “rompe” la scena classica inserendo una famiglia, in abiti veneziani dell’epoca (in contrasto con quelli antichi), disinteressata all’incontro.
CURIOSITÀ: Luigi XIV fece appendere nello stesso salone i quadri di Le Brun e del Veronese (dipinti a distanza di più di un secolo) per dimostrare come la scuola francese non fosse da meno rispetto a quella dei maestri italiani.
Salon de Mercure
Nelle intenzioni originarie questa sala doveva fungere da anticamera alla camera da letto del re, e fu tale fino al 1682 quando Luigi XIV spostò la sua camera nei vecchi appartamenti del padre, nello château vieux. Durante le soirées d’appartement il salone fungeva da sala da gioco.
Nonostante l’attuale presenza di un letto, questo salone svolse il ruolo di camera da letto solo in rarissime occasioni:
- nel 1685 per il matrimonio Luigi III di Borbone-Condé
- nel 1700 per Luigi duca d’Angiò poco prima di venire incoronato come Filippo V re di Spagna
- nel 1701 per lo stesso Luigi XIV durante la sistemazione della sua vera camera da letto
- nel 1715, quando dal 2 al 10 settembre ospitò le spoglie di Luigi XIV
Decorazione
Le principali attrazioni di questo salone sono:
- il letto a baldacchino, commissionato da Luigi Filippo nel 1833 per la stanza di Luigi XIV e posizionato qui solo nel 1998
- lo splendido orologio meccanico di cui si intravedono gli ingranaggi nel retro (in questo video si vede in funzione)
Alzando gli occhi, la parte centrale del soffitto è occupata dal dipinto che ritrae “Mercurio sul suo carro trainato da due galli”, dipinto da Jean Baptiste de Champaigne.
Mercurio è il protettore dei commercianti, dei viaggiatori, dell’eloquenza, dei ladri (visto che, appena nato, rubò una mandria di bovini al suo fratellastro Apollo) e degli ambasciatori (in qualità di messaggero degli dei). Nel dipinto viene accompagnato:
- da Polimnia, la Musa della Retorica, e dalla Vigilanza, girata verso una gru
- dalla Stella del Mattino, rappresentata da un putto con una stella sopra la testa e una tromba ad annunciare il nuovo giorno
- diversi altri putti che ricordano come il dio fosse un geniale inventore, per esempio della lira, che poi cedette ad Apollo in cambio della possibilità di mantenere la mandria rubata
Come negli altri saloni, le lunette del soffitto ritraggono scene storiche (dipinte sempre da Jean Baptiste de Champaigne) che richiamano le attività protette dal dio e che alludono ad eventi legati a Luigi XIV:
- lungo il lato del balcone: “Alessandro Magno porta ad Aristotele vari animali stranieri per scrivere la sua Storia naturale“, in richiamo alle pubblicazioni di Claude Perrault
- lungo il lato comune al salone di Apollo: “Augusto riceve un’ambasciata indiana”, che richiama l’arrivo di ambasciatori di paesi lontani in Francia
- sopra il letto: “Tolomeo II Filadelfo si intrattiene con degli studiosi ebrei e si fa spiegare la Bibbia dei Settanta nella biblioteca di Alessandria “, in allusione allo sviluppo della biblioteca reale
- lungo il lato comune al salone di Marte: “Alessandro il Grande che riceve l’annuncio della morte del filosofo gimnosofista indiano Calano che si è immolato al fuoco“
Sulle pareti sono appesi diversi dipinti:
- altri due quadri di: “Luigi XV“ (di Hyacinthe Rigaud) e “Maria Leszczynska“ (di Jean Louis Tocqué), posizionati l’uno di fronte all’altro
- “San Giovanni Evangelista a Patmos” (alla destra del letto) di Innocenzo da Imola. Giovanni, apostolo ed evangelista, viene ritratto mentre scrive l’Apocalisse a cavallo di un’aquila. Questa associazione vuole indicare come Giovanni “volasse alto” grazie alla profondità dei suoi testi
- “Re David suona l’arpa” (alla sinistra del letto) di Domenico Zampieri detto il Domenichino. Nel dipinto viene mostrato un Davide contrito suonare l’arpa e, sotto ispirazione divina, dettare i salmi ad un angelo
Il quadro era molto caro a Luigi XIV che si riconosceva nel re d’Israele, perché entrambi: appassionati di musica, peccatori per aver avuto diverse relazioni adulterine e pentiti da questo comportamento.
Davide sedusse e mise incinta Betsabea, moglie di Uria l’Ittita, un suo ufficiale. Per coprire il fatto cercò in tutti i modi di convincere il suo sottoposto a passare una notte con sua moglie. L’ufficiale non lo fece perché riteneva indegno trascorrere la notte con sua moglie mentre il resto dei suoi commilitoni pativano in guerra. Davide allora decise di eliminarlo. Fece tornare Uria sul campo di battaglia con una lettera per il suo generale in cui gli chiedeva di mandarlo in prima linea e poi isolarlo affinché venisse sicuramente ucciso. Il piano funzionò e Davide poté sposare Betsabea.
Il comportamento di Davide non piacque a Dio che fece ammalare il bambino appena nato. Davide si pentì e digiunò per sette giorni sperando nella sua salvezza, cosa che non avvenne. Dall’unione con Betsabea nacque Salomone che poi salì sul trono di Israele.
Il quadro mostra un Davide pentito mentre probabilmente detta il salmo 51 (il Miserere), ed è lo stesso stato d’animo di Luigi XIV che, grazie anche alla vicinanza di Madame de Maintenon, diede un’impronta più religiosa alla fine del suo regno.
Sulle porte, rispettivamente, di ingresso e uscita si trovano i dipinti:
- “Apollo e Dafne”, di Antoine Coypel. Il dipinto mostra il momento della trasformazione di Dafne in albero di alloro per sfuggire ad Apollo, follemente innamorato di lei
L’antefatto della scena mostrata nel quadro riguarda la voglia di vendetta di Cupido, sbeffeggiato da Apollo. Il dio dell’amore e del desiderio colpisce Dafne con una freccia spuntata di piombo che fa “prosciugare l’amore”, e Apollo con una appuntita e dorata che lo fa “nascere”. Le frecce svolgono perfettamente il loro compito: nascono l’amore e il rifiuto, e così Dafne, rincorsa da Apollo, chiede al padre di trasformarla per sottrarsi alle attenzione del dio del Sole. Da questo evento nacque la passione di Apollo per l’alloro con cui si ornava i capelli. Mirabile il gruppo scultoreo del Bernini custodito a Villa Borghese
- “Il Trionfo di Aci e Galatea”, di Michel Corneille il Vecchio. L’antefatto di questo quadro narra di un triangolo amoroso fra Galatea (una ninfa del mare), Aci (un pastore siciliano) e Polifemo. Il ciclope, innamorato e geloso della ninfa, scagliò un masso addosso al pastore, uccidendolo. Galatea, disperata, fa trasformare il sangue dell’amato, sgorgato dalla roccia, in un fiume, chiamato appunto Aci, da cui presero il nome diverse località della Sicilia orientale
Salon d’Apollon
Il salone d’Apollo, la sala dedicata al dio del Sole in cui Luigi XIV si identificava, era la più importante del Grand Appartement du Roi.
Dal 1673 fino al 1682, quando Luigi XIV spostò la corte a Versailles, la sala svolse il ruolo di camera da letto del re, per poi diventare sala del trono per le udienze “ordinarie” (per quelle “straordinarie” il trono veniva spostato nella Galleria degli Specchi).
Il salone veniva utilizzato anche come sala della musica durante le soirées d’Appartement, le serate organizzate per intrattenere la corte.
Domenico Cucci, un ebanista e incisore italiano, realizzò il trono in legno ornandolo con diverse sculture d’argento. Alto circa tre metri, e sormontato da un baldacchino, venne fatto fondere nel 1689 per finanziare la guerra contro la Lega di Augusta.
Decorazione
Entrando dal salone di Mercurio, la prima cosa che attira l’attenzione è il famoso quadro di “Luigi XIV“ (qui sopra in evidenza), dipinto da Hyacinthe Rigaud e appeso sul lato comune al salone della Guerra. Il quadro venne dipinto quando il re aveva 63 anni per essere donato a Filippo V di Spagna, suo nipote. Il quadro piacque così tanto al re Sole che ne fece fare diverse copie, di cui una è proprio quella che si trova nel salone, l’originale si trova al Louvre.
Sul lato opposto, quello comune col salone di Mercurio, si trova il quadro di “Luigi XVI”, dipinto da Antoine François Callet (1778). Il re venne ghigliottinato in place de la Revolution (l’attuale place de la Concorde) il 21 gennaio 1793, sua moglie Maria Antonietta ne condividerà la sorte quasi nove mesi più tardi.
Sul lato lungo, dove si trovava il trono, è appeso un arazzo con lo stemma della casata dei Borbone, di cui Luigi XIV è stato l’esponente principale.
Sul soffitto è possibile ammirare “Apollo sul suo carro accompagnato dalle stagioni” di Charles de La Fosse.
Apollo, il dio del Sole in cui Luigi XIV si identificava, “domina” il ritmo:
- delle Stagioni, raffigurate da figure mitologiche: (da sinistra verso destra) Flora, Bacco, Saturno e Cerere
- delle Ore, 12, come le figure femminili intagliate che “sostengono” il dipinto centrale
- dell’Universo, rappresentato dai continenti raffigurati ai quattro angoli del soffitto
Il dio, durante il suo viaggio, viene accompagnato anche dalle figure allegoriche (in basso) della Francia, della Magnanimità e della Magnificenza.
Sulle lunette del soffitto si trovano altri dipinti che richiamano eventi storici:
- sul lato comune col salone di Mercurio: “Coriolano toglie l’assedio a Roma su richiesta di sua madre” di Louis Gabriel Blanchard
- sul lato del petit appartement: “Vespasiano fa costruire il Colosseo a Roma” di Louis Gabriel Blanchard
- sul lato comune col salone della Guerra: “Augusto fa costruire il porto di Miseno” di Charles de La Fosse, in allusione alla costruzione del porto di La Rochelle da parte di Luigi XIV
- sul lato dei balconi: “Poro condotto davanti ad Alessandro” di Louis Gabriel Blanchard
Sulle porte, rispettivamente, di ingresso e uscita si trovano i dipinti:
- “La Fama annuncia alle quattro parti del mondo le meraviglie del regno di Luigi XIV” di François Bonnemer
- “Allegoria della nascita di Luigi XIV” di Louis Gabriel Blanchard
Fonti dell’articolo
Per realizzare questo articolo ho attinto a diversi fonti che voglio segnalare e ringraziare:
- il sito ufficiale dello chateau de Versailles e quello della collezione dello chateau de Versailles
- il blog de Berdom che si è prefisso l’arduo compito di far scoprire Versailles in ogni suo piccolo particolare
- Wikipedia, per alcune voci come quella francese e italiana sul Grand Appartement du Roi, e la storia della reggia di Versailles
- Flickr per il monumentale database fotografico
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